Amsterdam, la città edificata sul fiume Amstel, diga dopo diga

Amsterdam Canale

Alla domenica, lungo le strade secondarie, le famiglie si siedono ai tavoli dei bar godendosi ricchissime colazioni continentali, dove si mescola il profumo del burro dei muffy a quello del formaggio e dei salumi. Fra merende al parco, letture di giornali o libri sui gradini delle case, alternati a  pigri percorsi fra mercati di oggetti antichi; da qualunque strada un po’ fuori dai soliti percorsi i cittadini sembra quasi diano appuntamento per passeggiare lungo le strade del centro, e siccome Amsterdam è una città di mare, un porto, se per caso è anche una bella giornata, organizzano gite, escursioni o anche semplicemente giri in barca lungo i canali…
Coppie, famiglie, bambini…giovani…..cani…anche i cani…tutti sulle barche: Amsterdam è considerata la città ideale per i ciclisti..ma rimane sempre una città di mare, il mare è nelle loro sangue…anche se ormai è, anzi sembra ai turisti, lontanissimo…
E per certi versi lo è lontano: lontano ed in alto: impensabilmente in alto, impressionabilmente in alto, un pericolo addomesticato.
Il mare, trasformato attraverso una serie di dighe in una sorta di enorme lago salato, e che si chiama Markmeer, dall’altra parte di questo complesso sistema di muri e chiuse è il mare del nord, è l’oceano…

Non mi è venuto mai in mente in questi anni la storia del bambino olandese che col suo pollice infilato nella crepa formatasi nellla diga, impediva all’acqua di passare attraverso il buco che si era formato nel muro della diga salvando tutto l’intero popolo olandese, … per me era impensabile che dietro alla diga ci fosse l’oceano…che dietro alla diga ci fosse il mondo…quel mondo fatto di acqua e continenti galleggianti e isole…quel mondo fatto di vento freddo, onde salate; di mare che, dopo averlo arginato poco distante dall’uscio di casa solcavano fino alla parte opposta dell’emisfero guidati da avventurose rotte marine…
Invece è da non dimenticare che il 24% della superficie dell’olanda si trova sotto il livello del mare, per lo più nel nord e nell’ovest del Paese,  il punto più basso è 6,7 metri sotto il NAP – Normal Amsterdam Level).

E’ da non dimenticare che gli Olandesi hanno sempre lottato contro l’acqua, hanno arginato l’oceano e sottratto territorio necessario all’agricoltura proprio al mare: prima costruendo dighe e canali, poi per mezzo dei mulini a vento (poi sostituiti dall’energia elettrica) aspirando l’acqua dai terreni bonificati, chiamati polder. A pensarci è una follia!
 
Per continuare a dormire tranquilli,  bisogna NON andare a vedere quell’oceano dal colore plumbeo che si trova dall’altra parte della diga: ”the dighe” più di trenta chilometri di autostrada a due corsie che è anche La Diga… a percorrerla viene il capogiro: da una parte c’è il mare del nord, l’oceano…dall’altra le  città attraversate dai fiumi che, imbarazzando qualunque legge della fisica… scendono e sfociano in un mare che è sotto il il livello del mare…..!
E lungo il fiume Amstel, dopo il porto ottenuto costruendo altre dighe, si è edificata la città di amsterdam (Dam significa difatti diga).
Amsterdam ha peraltro al suo interno una rete viaria fatta di canali come lo era quella di Milano: canali che, attraverso chiuse sapientemente disposte in entrata ed uscita permettono all’acqua fluire… nonostante la città sia in pianura.
Ma, diversamente che da Milano, i cittadini di amsterdam se li godono, i canali… attraversandoli con barchette, o ancorandoci case galleggianti, o organizzando giri dove prendendo il sole intanto contemplano la gentilezzadella luce che si riverbera dai tetti di ardesia delle case che si riflettono nell’acqua a formare un’ altra straniante città capovolta e il tutto sembra un meraviglioso labirinto.

Se si nega la realtà e ci si sofferma all’apparenza, è un piacere osservare l’esempio di come un popolo ricco e operoso sappia godersi semplicemente la vita in una giornata di festa in cui non piove troppo forte.
 
Certo: …comporta il pensare senza pensaci che l’oceano, il mare del nord, si trova mediamente sette metri più sopra…distante, forse inesistente.
Ci vuole una certa vena di leggerezza a camminare in questa meravigliosa città con tutta la sua pacifica bellezza senza prestarci attenzione.
Ho pensato che la comprensione del diverso, dell’opposto, deve iniziare da questo paradosso fino a divenire una disciplina….costante e vera.

Fonte: http://www.flickr.com/photos/valewhale/ di Valentina Falcioni

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