KNSM-Laanm un modello esemplare di quartiere residenziale

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Una gita quasi casuale è stata una scoperta inaspettata; di fronte al porto di Amsterdam, tenendo la stazione alle spalle dalla quale si aprono le strade come un ventaglio, c’è un’isola: la parte più a nord di tale isola è chiamata KNSM-Laan mentre quella a sud prende il nome di Java-Laan. Su questa isola ora sorge un quartiere residenziale, con la grande ambizione di fare un modello esemplare ; la risposta che è la cifra dell’era post industriale e che ha molte soluzioni nelle varie zone d’Europa che ebbero una forte espansione nel periodo all’inizio dello scorso secolo


I due ponti bellissimi che la mettono in comunicazione con “la città” sboccano in due piazzali dove si trova, al centro di ciascuno, la mappa dell’isola e vi sono descritte le architetture di interesse, i nomi degli architetti e l’uso civile prima e dopo la ristrutturazione.
la legenda non è avara di spiegazioni, che mi hanno chiarito dove mi trovassi e l’enorme impegno che c’è stato nella riprogettazione di tutta l’area.
L’isola nacque quando nel 1876 fu costruita una diga di protezione a nord di Oostelijke Handelkade per proteggere le navi ormeggiate dai venti forti del nord e del nord ovest.
Nel 1900, in seguito alla crescita delle compagnie di navigazione e alla necessità di una maggior capacità di ormeggio, cominciò la trasformazione del precedente molo in un’isola artificiale con un collegamento con la terra ferma. attraverso i due ponti mobili.
Ovviamente questo tipo di riconversdione d’uso delle aree industriali, è accaduto anche in italia: un esempio parallelo di cui sono direttamente a conoscenza-dato che mi trovo a lavorare da anni in una azienda che ha sede proprio in questa zona- è nella bellissima area situata tra Sesto San Giovanni e Milano, dove, all’inizio del ‘900, sorsero gli stabilimenti della Breda, e che oggi sopravvivono come importanti testimonianze industriali e di residenza operaia all’interno di un contesto che è stato oggetto di una profonda trasformazione e riqualificazione. Lo sforzo del comune di valorizzare l’intera area ha dato risultati eccellenti: è stata recuperata l’intera area creando un museo di archeologia industriale con spazi aperti per eventi open air capaci di accogliere ampi numeri di visitatori, e dedicati anche ad inziative culturali: manifestazioni d’arte, musica, poesia, concerti.
Sono tutti beni storico-documentali che, per il valore di simbolo, monumento o memoria della città delle fabbriche, sono oggi oggetto di conservazione con un progetto tutto da riinventare nell’ uso e nel contenuto, senza renderne banale nemmeno un mattone;
una decina di anni fa si tentò di chiamare Sesto San Giovanni “la Silicon Valley satellite di Milano”, suggerendo col nome una riqualificazione di gran prestigio; impresa purtoppo fallita dato che le fabbriche chiuse rimasero il segnale allarmante di quanto sarebbe successo nel giro dei venti, trenta anni successivi, e quella mole enorme di lavoratori, appartenenti in gran parte alla classe operaia,- tessuto connettivo della città fino a definirne una cultura-, non venne certo aiutata a riciclarsi nelle nuove strutture nascenti, come invece venne fatto nel bacino della Ruhur in Germania, dove le fabbriche divennero musei di storia del lavoro e poi mostre itineranti, ma in cui le guide, guardiani, bigliettai, sono gli ex operai di quelle fabbriche ora musei….
…e con questo la partita con il bellissimo museo di archologia industriale, a sesto San Giovanni è già chiusa.
Difatti, i residenti furono estromessi dal progetto, e la nuova classe dirigente non trova abbastanza prestigioso creare in quelle belle fabbriche Art Deco, i luoghi ove locare i loro uffici moderni…intorno al museo, la zona è stata brutalmente assalita da imprenditori in attesa ora di svincolarsi e successivamente speculare per far di questo interessantissimo spazio urbano, gli ennesimi “quartieri commerciali” con qualche parcheggio camuffato da giardino ….basterà dare tempo al tempo.
difatti in occasione di Expo 2015. è auspicato il primo assalto: Si legge sul sito: ”l’Expo potrà essere l’occasione per una valorizzazione di respiro metropolitano”.
Una frase inquietante, e non solo per l’alone che la Fiera già si porta di collusione con gli ambienti della ‘ndrangheta.
Spero soltanto che venga accolto e recepito il Dossier di Candidatura del sito industriale di Sesto San Giovanni alla Lista del patrimonio mondiale dell’Umanità (pubblicata sul sito del Comune di Sesto San Giovanni) e che i cittadini sappiano farsi valere.
Stesso prorogo ha avuto l’isola di fronte alla stazione di Amsterdam, Dopo che la KNSM lasciò l’isola all’inizio del 1982. Ma prima che gli edifici, le baracche e le gru ,prima che tutto venisse raso al suolo, occupanti, artisti , nomadi e cittadini presero possesso dell’isola.
Nei primi anni ’80 il consiglio cittadino pensò di trasformarla in una zona residenziale che fu sviluppata solo ai primi anni ‘90. Jo Coenen fu incaricato di sviluppare un master plan per il progetto urbano declinando in nuove funzioni tutta l’area.
L’isola doveva essere originariamente occupata da nuovi edifici tra loro simili e nel complesso abbastanza banali e ripetitivi. Ciò non accadde a causa della presenza di alcuni edifici già esistenti. Infatti la città e gli investitori furono obbligati a mantenere alcuni dei vecchi edifici e integrarli nella nuova architettura. Affinchè non si perdesse la memoria del passato.

Ecco lo slideshow.

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