Il Madness Arts Festival ad Haarlem. Pazzia significa Arte ?

Il Madness Arts Festival Haarlem

Fino al 3 ottobre 2010 Haarlem ospiterà la 3° edizione del Madness & Arts Festival, dopo Toronto (2003) e Münster (2006). Il MAF è un festival internazionale e multidisciplinare in cui arte e follia s’intrecciano.

Esiste una correlazione tra follia e arte ? Come si riconosce la follia degli artisti e come influenzano il lavoro del nostro modo di pensare le persone con disturbi psichici ? Per dieci giorni, il festival esplora tali questioni all’interno di un programma globale e multidisciplinare tra teatro, danza, cinema, musica, arti visive, letteratura e poesia, dibattiti e incontri con il pubblico.
Tutti gli artisti hanno sempre un qualcosa di strano o una rotella fuori posto. Quale lavoro ha il riconoscimento maggiore ? Quello più puro e autentico dei pazzi o quello di artisti professionisti ?
La storia ci insegna che la percezione dell’arte e della follia è in continua evoluzione. Quello che è stato considerato pazzo qualche tempo fa, oggi può essere visto come un eccezionale talento creativo. E forse domani lo stesso artista potrebbe essere riconsiderato come un folle.

Il festival offre una piattaforma per artisti e interpreti con uno background psichiatrico che devono affrontare i problemi psicologici e ad artisti internazionali che si occupano di “follia” nel loro lavoro. Per dieci giorni il loro operato sarà presentato fianco a fianco su piattaforme nelle istituzioni culturali di tutta la città: Filmschuur, Frans Hals Museum, De Hallen, Olanda Symfonia, Nieuwe Teisterbant, Niewe Vide, North-Holland Archive, Museum Het Dolhuys, Philharmonie, Museo Teylers, Toneelschuur, Johan Deumens Gallery, la libreria pubblica.

Il momento più importante dell’evento sarà l’incontro di artisti e professionisti dell’arte e della psichiatria con il pubblico.

Il tema centrale del programma educativo è una lezione interattiva a scuola. L’obiettivo è quello di ispirare e attivare gli studenti a riflettere sul loro atteggiamento nei confronti delle persone con un background psichiatrico e stimolare, influenzare in modo positivo un loro atteggiamento.

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15 Commenti a “Il Madness Arts Festival ad Haarlem. Pazzia significa Arte ?”

  1. cristina Scrive:

    Bell’articolo, Francesco! Sarà veramente un incontro molto speciale ed importante.

    Arte e follia? Vanno benissimo insieme; pensate a Van Gogh, tanto per restare nel tema dell’Olanda……
    Una domanda alla nostra amica psichiatra, Donatella: a che cosa ti fa pensare il disegno che appare all’inizio di questo articolo? Non ti ricorda un certo test psicologico??????

    Ciaoooooo a tutti,

    Cristina

  2. Francesco GuidOlanda Scrive:

    Grazie Cri
    Quando ho preparato questo articolo me lo sono domandato e credo di avere la risposta (almeno secondo il mio punto di vista).. ossia.. gli artisti migliori sono proprio i più pazzi 🙂

  3. Uyulala Scrive:

    Si, il test di Rorschach, dal nome dello psichiatra svizzero che lo mise a punto, poco prima di morire a soli 38 anni per una peritonite (poveraccio…).
    Il legame tra genio e follia ha sempre incuriosito. Personalmente mi son fatta l’idea che la malattia mentale ha uno scopo evolutivo molto importante. Infatti le forme meno devastanti di disturbi mentali danno all’individuo delle capacità percettive e una sensibilità un po’ diversa che consente di guardare alla realta in modo originale e spesso molto creativo. Probabilmente è per questo che la natura ha mantenuto queste malattie, visto che le forme lievi sono fonte di grande ricchezza.

  4. cristina Scrive:

    Ecco, il test di Rorschach! Grazie per la spiegazione. Non sapevo chi l’aveva creato.
    Penso che sabato andrò a visitare questo strano museo dove si terrà il festival, il Dolhuys Museum, nato addirittura all’epoca in cui c’era la lebbra ( infatti era un lebbrosaio).

    Grazie Dottoressa, per averci dato il tuo punto di vista, sempre molto importante, perchè frutto di anni di “duro” lavoro in questo campo.

    Un abbraccio,

    Cristina

  5. Uyulala Scrive:

    A Hoge Veluwe avevo visto dei dipinti di Van Gogh. Non ho potuto fare a meno di notare il cambiamento che aveva. Faceva dei ritratti completamente bui, neri e blu, molto cupi e inquietanti. Poi a poco a poco cominciava a dipingere stelle qua e là. Nel tempo i suoi dipinti si riempivano di luci e di colori fino ad essere completamente invasi dal sole.

    Van Gogh era un bipolare e nella sua arte si nota tantissimo il passaggio dalle fasi depressive a quelle espansive.

    Per sua sfortuna, il suo non era affatto un disturbo lieve però…

  6. cristina Scrive:

    E’vero, tuttavia ci ha lasciato opere splendide……

    E più era triste e depresso, più dipingeva colori forti ( il blu cobalto e il giallo ) o delicate tinte pastello, forse per rasserenare la sua anima.

    Penso che questa mostra e lo stesso museo siano molto importanti per capire i confini fra pazzia e normalità e come il cervello, anche se ha subito un danno, cerchi in tutti i modi, disperatamente… di difendersi e riattivarsi.

    Grazie a Blogolanda di aver parlato di questo tema e di questo festival di arte e pazzia; io penso di andare a visitarlo sabato.

  7. Uyulala Scrive:

    Credo che sia vero il contrario, sai Cri? Quando una persona è depressa vede tutto nero e non è in grado di percepire la luce.

  8. cristina Scrive:

    Hai ragione, però io conosco anche persone che sono depresse e dipingono colori molto rasserenanti.

    Non pensi che sia un sistema per “autocurarsi?” Per cercare COMUNQUE la luce? Come fece Van Gogh in alcuni suoi periodi bui, forse proprio cercando la salvezza in certe sue opere fatte di cieli enormi, cosparsi di stelle grandi come fiori?

    Le sue notti stellate sono una meraviglia e non mi sembrano tristi; al contrario…

  9. Uyulala Scrive:

    Cristina: Van Gogh non aveva un problema di depressione pura e semplice, era affetto da una forma piuttosto seria di disturbo bipolare. L’arte ha molte valenze per chi soffre di disagio psichico o esistenziale. Una valenza è quella autocurativa, un’altra è quella espressiva pura e semplice. Spesso si tratta di persone che hanno canali comunicativi insoliti, e usano questi canali per esprimere il proprio mondo interiore così com’è.
    I dipinti di Van Gogh mi sembra che rientrino di più in questa seconda categoria. Dipingeva quadri molto cupi quand’era depresso, nei periodi in cui questa depressione si scioglieva e cominciava ad apparire la luce, mostrava tutto ciò attraverso le stelle che punteggiavano notti già più rischiarate, oppure tramite insegne e lampioni in scorci cittadini. Fino a quando l’euforia esplodeva in colori sgargianti e solari, ricchi di gialli e rossi, dove i cattivi pensieri volavano via scappando come corvi da un campo di grano.

    Per lui tutto questo non durava molto. I periodi di espansività si trasformavano in altri incubi, di tipo diverso. Incubi popolati di voci maligne e assillanti che lo costrinsero, un giorno, a mozzarsi l’orecchio nel tentativo di non ascoltare più.

  10. cristina Scrive:

    Cara Donatella,

    grazie per le tue delucidazioni!

    Ho visitato il Museo della pazzia ad Haarlem, veramente molto interessante.

    Ma nella parte dedicata a Van Gogh dicono che nessun medico fece una diagnosi precisa sulla patologia di cui soffriva Van Gogh.

    Solo uno, ma senza neppure visitarlo; basandosi solo sui racconti dei genitori.
    Lui stesso scriveva: “così pazzo non sono, se non riescono a trovarmi niente di preciso….”

  11. Uyulala Scrive:

    Infatti non ebbe a suo tempo nessuna diagnosi, ma noi psichiatri siamo un po’ fetenti, ci divertiamo a fare diagnosi sulla base della storia dei personaggi famosi. Ricordo ancora di un docente di psichiatria anni fa che descrisse il comportamento di Masaniello durante la rivolta di Napoli e attraverso le testimonianze storiche fece diagnosi di episodio maniacale acuto. E, se le testimonianse erano attendibili, in effetti la diagnosi è da manuale.

    Per Van Gogh il discorso è analogo. Proprio perché non poteva definirsi “pazzo” nel senso che comunemente si dà a questo termine (non aveva compromesse le capacità di ragionamento in fondo neppure nelle fasi più critiche del suo disagio) non l’hanno definito come schizofrenico ma come bipolare di tipo I. Ma certe raffinatezze diagnostiche son state messe a punto solo in tempi successivi e noi possiamo formularle solo retrospettivamente.

  12. Uyulala Scrive:

    Ah, per inciso, non è raro che si possa fare una diagnosi anche solo sulla base dei racconti dei sintomi. Così come esistono anche in medicina somatica delle diagnosi che si fanno anche solo guardando velocemente un paziente: l’acromegalia conclamata è una di queste (una disfunzione ormonale dell’adulto con produzione eccessiva di ormone della crescita che provoca delle alterazioni ossee molto caratteristiche perché quelle della faccia sono veramente evidenti) o della sindrome di Cushing, altra affezione ormonale con un aumento di peso e di volume corporeo distribuito in modo molto singolare e così via…

  13. cristina Scrive:

    E’sempre interessante leggerti, Donatella!

    Mio padre, che era medico primario, diceva comunque che l’anamnesi è molto importante per la conoscenza del malato e della sua malattia; e chiedeva ai suoi assistenti di farla sempre molto accurata.

    Io comunque Van Gogh lo adoro! Se lo avessi conosciuto credo che mi sarei innamorata di lui anche se fosse stato brutto, gobbo….Quello che conta, anche in un uomo è come è dentro; e lui era gentile, umile ( si stupiva se qualcuno trovava bello un suo quadro!), profondo, infelice.

  14. Uyulala Scrive:

    Tuo padre aveva una ragione infinita, e non te lo dico solo per complimento. Il grosso problema della categoria medica è che non è rimasto più tempo per PARLARE con i pazienti. Spesso lavoriamo a mò di catena di montaggio e probabilmente una grossa fetta degli esami diagnostici prescritti sarebbero evitabilissimi con un’anamnesi fatta con tutti i santi crismi.

    Van Gogh ha dipinto emozioni pure e le ha dipinte prima di tutto col cuore e poi con i pennelli…

  15. Francesco GuidOlanda Scrive:

    E’ un piacere leggere le vs disquisizione su questo Blog..
    Leggetevi questo 🙂

    Van Gogh: dolore, autodistruzione, morbosità

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